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Il tuo corpo ti parla Baldini &
Castoldi, 1995
Ascolta, il tuo corpo ti parla. Ha un
suo linguaggio fatto di rilassamenti e di tensioni, di piacere e di dolore.
Se imparerai ad ascoltare il tuo corpo camminerai verso il tuo equilibrio,
un equilibrio unico e irripetibile, perché ognuno è persona
diversa da ogni altra, frutto diverso di un ambiente sociale e familiare,
ed è modello di se stesso.
Laura Bertelè ci racconta la sua esperienza e il suo cammino con
altre persone che, forse, ha potuto aiutare a trovare equilibrio, maturità,
salute.
Laura Bertelè è un medico. Un medico che lavora sul corpo,
ma soprattutto un medico disposto a mettere in discussione le proprie
sicurezza e i propri metodi di fronte alle domande sempre nuove, sempre
diverse, poste da chi soffre. Ogni sofferenza è la manifestazione
di una persona unica. Perciò Laura Bertelè ci insegna a
diffidare delle terapie aprioristicamente prefabbricate, buone per tutto
e per tutti: non è chi soffre che deve adattarsi al medico, ma
è il medico che deve adattarsi a chi soffre. Al malato non serve
un medico che lo incaselli in una malattia. Al malato serve innanzitutto
qualcuno che lo aiuti a cogliere le ragioni profonde del suo essere malato.
Il medico deve saper ascoltare, e deve sapere insegnare ad ascoltare:
dolori, malattie sono segno della sofferenza del nostro Essere. Imparare
a decodificare questi segni significa intraprendere il cammino che ci
potrà portare a ritrovare la sintonia fra corpo, cuore e mente.
E cioè il senso della vita.
Così le storie drammatiche e apparentemente disperate che Laura
Bertelè ci racconta appaiono alla fine messaggi di speranza, anzi,
quasi un canto di gioia.
“Ho sempre considerato il corpo come l’espressione
visibile dell’Essere che c’è in ogni persona, comunque
sia il corpo: sofferente o deformato o contorto. Un corpo che comunica,
che ha un linguaggio fatto di posizioni, attitudini, movimenti, dolori.
Sta a noi saper decodificare il linguaggio, il messaggio che l’Essere
ci vuole trasmettere.
Questo ci obbliga ad ascoltare, per poter comprendere quello che ci vuole
dire”.
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